Daniel Barenboim - Sono cresciuto a Bach

Daniel Barenboim - Sono cresciuto a Bach


Daniel Barenboim

 

« Sono cresciuto a Bach. Mio padre fu in pratica il mio unico insegnante e attribuiva grande importanza al fatto che mi formassi sulla musica per tastiera di Bach.
Per lui quelle erano le opere fondamentali, non solo per i loro aspetti tecnici e musicali, ma anche ai fini dell’esecuzione di qualsiasi brano per pianoforte.
Mio padre era convinto che la dimensione polifonica della musica fosse una delle questioni più cruciali fra tutte quelle che concernono il pianismo.

 

La musica risulta interessante solo se i diversi fili della trama polifonica vengono suonati in maniera così nitida che sia possibile distinguerli tutti, creando un effetto tridimensionale, proprio come in pittura, quando un oggetto viene posto in primo piano e un altro sullo sfondo, così che l’uno appaia più vicino all’osservatore dell’altro, benché il dipinto sia piatto e unidimensionale.

Da bambino ho suonato praticamente tutti i Preludi e le Fughe del Clavicembalo ben temperato e molti altri brani di Bach. Queste furono le mie basi.

 

A dodici anni mi trasferii a Parigi per studiare con Nadia Boulanger.
Quando arrivai per la mia prima lezione, sul leggìo del pianoforte a coda c’era Il clavicembalo ben temperato.
Nadia Boulanger si mise a sfogliare le pagine avanti e indietro; alla fine scelse il « Preludio in Mi minore » dal Primo Libro e disse: “Bene, ragazzo mio, adesso questo me lo suoni in La minore”.
Prese un righello, e quando suonavo una nota sbagliata mi dava un colpetto sulle dita.
In questo modo i brani del Clavicembalo ben temperato diventarono le fondamenta di tutto.

 

Mio padre mi insegnò anche un’altra cosa, che il pianoforte non andrebbe suonato con due mani intese come due unità. O lo si suona come un’unità composta da due mani, oppure come dieci unità in cui ciascun dito è indipendente. […] Non c’è altro modo di affrontare Bach.

… Le opere per tastiera di Bach esigono che le dieci dita siano indipendenti l’una dall’altra. E se lo sono, possono essere ricongiunte per creare un’unità.

 

[...]

Nelle opere di Bach c’è un legame potente fra ritmo e armonia. Esiste una relazione simbiotica fra questi due elementi, come probabilmente in nessun altro compositore. Forse è tale relazione a determinare quella che si potrebbe definire la qualità epica di Bach ... Grazie a questa qualità epica, tutto, nella musica di Bach, raggiunge l’unità. La « Fuga in Do diesis » nel Libro Primo del Clavicembalo ben temperato ne fornisce un esempio eccellente. È come una danza dotata di immensa vitalità ritmica… »



da  La musica sveglia il tempo  edizioni Feltrinelli, Milano 2007, pp. 129-133